Le Regioni H II sono quelle nebulose associate alla nascita delle giovani stelle. Le zone di formazione stellare si trovano infatti sempre in corrispondenza di questo tipo di oggetti nebulosi, le quali non permettono alle stelle di far arrivare fino a noi la loro luce. Regione H II è un nuovo progetto editoriale che intende andare a scoprire e far emergere quelle che sono le stelle di nuova formazione nella galassia artistica ed architettonica italiana ed internazionale, che, a causa della nube informativa che rende opaco e torbido ciò che le sta sotto, non riusciamo a vedere chiaramente. Non semplici studi monografici, ma analisi capaci di narrare e approfondire le ricerche e i progetti degli studi che verranno invitati a raccontarsi (o ad essere raccontati). Il primo autore oggetto di studio da parte di Regione H II è Giovanni Vaccarini, architetto pescarese ormai di fama internazionale, che con i suoi progetti sta conducendo una interessante ricerca sulla nozione di “superficie”. “Superficie, tessuto, corpo” racconta questa ricerca tramite un intreccio di immagini, testi, interviste e progetti, tale da poterci fare immergere completamente nel suo lavoro.
La sentenza hegeliana della morte dell’arte rilevava come già nelle chiese gotiche, immerse nell’interiore e nel traforo delle decorazioni in cui “sparire”, l’architettura, non più depositaria di una arché fondativa, si facesse mera techné, luogo di singolari affezioni. Il progetto moderno ha tentato di ricostruire all’abitare i lineamenti di un principio attraverso l’idea di un progresso rivolto a un armonizzato mondo finale. Il fallimento del suo tentativo di ricostruire “la casa di Adamo in Paradiso” è stato rilevato da Manfredo Tafuri, il quale ha letto nel residuale “piacere” dei testi architettonici, un piacere privato che, in “momenti di estatica solitudine”, illudendo di recuperare un’esperienza del tempo interiore non coglie la propria estraneazione dalla realtà. Sarà Rem Koolhaas, caricaturizzando il “tragico” dell’analisi tafuriana, verificata la “fine della guerra”, a condurre quel piacere al mercato, mentre, proprio perché necessitata a misurarsi con il carattere “favolistico” del nostro mondo, l’architettura, interrogandosi sui poteri che muovono le sue definizioni, potrebbe partecipare piuttosto alla liberazione del desiderio. Per Tafuri la consapevolezza della fine degli eroismi si manifestava in opere dalla “inattuale purezza”. Ma le formalizzazioni computerizzate hanno tracciato un nuovo fronte tra l’aspirazione alla libertà dei sensi e quella di rendere il piacere strumento di potere, obbligando l’architettura a sporcarsi nel conflitto. Nella nuova architettura si muove così sia il rischio di allestire schermi ai poteri mercantili che un autentico ethos rivolto alla libertà creativa. È la mappa di queste possibilità che, indagando anche sui moventi filosofici delle nuove esperienze del progetto, questo testo tenta di tracciare.
Nella società in cui viviamo oramai è tutto monitorabile, controllabile. Chiunque può essere e deve essere considerato come un portatore di informazioni e di dati che vengono costantemente osservati, studiati, conservati e poi trasformati in capitale. Nella società in cui viviamo gli NFT (e di conseguenza la blockchain e i token) sono la rappresentazione esatta di questo cambiamento radicale.
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