Madame, Gianna Nannini e la bicancellazione
di Matteo Albanese
∞
Durante lo scorso Festival di Sanremo, la cantante Madame ha fatto coming out come persona attratta da più di un genere: «Sono bisessuale, sono attratta sia da uomini che da donne». Tra le reazioni sui social alla dichiarazione della rapper veneta sono saltati all’occhio ai gruppi di attivismo bisessuale un cluster di commenti negativi sotto il post della pagina Facebook di Gay.it che ha riportato la notizia.
Questi commenti non sono espressioni individuali di bifobia ma sono parte di un più ampio sistema di cancellazione bisessuale. L’accademico Kenji Yoshino, nel suo articolo The Epistemic Contract of Bisexual Erasure pubblicato nel 2000, ha teorizzato tre diverse strategie di cancellazione bisessuale che possono aiutare a comprendere le diverse sfaccettature di questo sistema:
- cancellazione individuale: viene riconosciuta la categoria bisessuale ma si nega che un particolare individuo sia bisessuale;
- cancellazione di classe: viene negata esplicitamente o implicitamente l’esistenza della categoria bisessuale;
- delegittimazione: si riconosce l’esistenza degli individui bisessuali ma si stigmatizza la bisessualità.
La cancellazione individuale di Madame
«Insomma è lesbica ma ancora non lo dice…»
«Ognuno è libero di pensarla come vuole ed essere chi è però se viene a Sanremo cantando una canzone rivolta ad una donna mi viene il dubbio che sia bisex»
L’intento della cancellazione individuale è quello di togliere la voce alle persone bisessuali, mettendo in dubbio la loro stessa autodeterminazione, e di riportare la loro identità bisessuale verso una monosessuale, ossia verso una eterosessuale o omosessuale.
Il secondo commento è particolarmente interessante per la specifica strategia che applica: l’autore, pensando erroneamente che la canzone Voce fosse rivolta ad una donna, utilizza questo malinteso per mettere in dubbio la bisessualità di Madame. Il suo ragionamento è assolutamente arbitrario: anche se la canzone fosse dedicata a una donna non si comprenderebbe come questo possa scatenare alcun tipo di dubbio, dato che l’amore per una donna non è assolutamente in antitesi alla bisessualità.
È interessante confrontare il secondo commento e l’esempio citato da Yoshino di cancellazione individuale da parte delle persone omosessuali.
Nel saggio The Apparitional Lesbian, l’accademica lesbica Terry Castle utilizza Greta Garbo come esempio della tesi principale del libro, cioè «quando si parla di lesbiche, molte persone hanno problemi a vedere cosa c’è di fronte a loro». L’autrice riconosce che Garbo «spesso aveva storie sia con uomini che con donne» ma crede che sia «più significativo riferirsi a [lei] come lesbica» perché «mentre Garbo qualche volta fa l’amore con gli uomini, preferirebbe fare l’amore con le donne».
Il raffronto con il secondo commento è immediato: innanzitutto questa presunta preferenza per le donne da parte di Garbo non viene argomentata nel saggio e, anche se Garbo avesse effettivamente preferito le donne, ciò non avrebbe tolto nulla alla sua bisessualità e non è di certo un sintomo di omosessualità.
La cancellazione individuale di Gianna Nannini
«Ma finiamola con sta bisessualità… La vedete voi la Nannini fare sesso selvaggio con un uomo?»
«Chissà come mai tutte le artiste lesbo tipo Nannini… ora anche questa dichiara che ama gli uomini?»
Il paragone tra Madame e Gianna Nannini non è del tutto errato: anche quest’ultima è vittima della stessa identica strategia di cancellazione individuale. La cantante toscana, negli ultimi decenni, ha fatto coming out numerose volte come persona attratta da più di un genere: la sua prima dichiarazione pubblica risale al 1995 all’interno del mensile di cultura omosessuale Babilonia.
Nonostante questo, nella cultura popolare arcobaleno è sempre stata ritenuta lesbica.
Questa cancellazione è stata resa particolarmente evidente nell’estate del 2017 quando Nannini si trovò al centro di una polemica da parte di alcuni esponenti della comunità gay e lesbica. L’oggetto della disputa era una dichiarazione fatta nella sua biografia Cazzi miei riguardo il trasferimento di sette anni prima a Londra con la compagna Carla e la figlia Penelope: «Non ci sono leggi, in Italia, che mi garantiscano cosa succederebbe a Penelope se me ne andassi in cielo. Quindi me ne vado in questo Paese, l’Inghilterra, dove sono rispettata nei miei diritti umani di mamma».
La polemica principale nei confronti della rocker era quella di non aver mai fatto coming out o di averlo fatto solo recentemente: Gay.it la definì addirittura una icona gay in incognito. Queste accuse avevano poco riscontro con la realtà dato che Gianna Nannini aveva già fatto altri due coming out oltre a quello nel 1995: come bisessuale nel 2002 e come polisessuale nel 2006.
Nel tentativo di cancellare la bisessualità di Madame utilizzando la presunta omosessualità di Nannini, i commenti non hanno fatto altro che dimostrare come la strategia di cancellazione individuale sia tutt’altro che un caso accidentale.
La cancellazione di classe
«[I]l bisessuale è come l’Araba Fenice, che vi sia ognun lo dice, ma dove sia nessun lo sa!»
«[N]on credere alle scemenze: o si è un po’ più di qui o si è un po’ più di là. Il fifty-fifty non esiste»
«Se uno è prevalentemente omo, lo riconosca, così come se è prevalentemente etero»
«[C]redo altresì che una persona bisessuale sia solo una persona confusa»
Se la cancellazione individuale impone le identità monosessuali sull’autodeterminazione di una persona bisessuale, la cancellazione di classe fa prevalere le categorie monosessuali su quella bisessuale. Questa strategia si può manifestare sia in forma esplicita che implicita.
I primi tre commenti sono esempi di rimozione esplicita. Nel primo la bisessualità viene descritta come mitologica e irreale («è come l’Araba Fenice») mentre nel secondo è definita in maniera errata, riconducendola prima all’eterosessualità o l’omosessualità («o si è un po’ più di qui o si è un po’ più di là») per poi negarla completamente («Il fifty-fifty non esiste»). Il terzo commento parla specificatamente di prevalenza omosessuale ed eterosessuale riportando allo stereotipo bifobico dell’cinquanta-cinquanta esplicitato nel secondo.
Pensare alla bisessualità come una attrazione di pari intensità per uomini e donne è infatti sbagliato, non solo per via la cancellazione dei generi non binari ma anche perché, come specificato nella famosa definizione dell’attivista Robyn Ochs, l’attrazione per più di un genere può essere «non necessariamente nello stesso momento, non necessariamente nella stessa maniera, non necessariamente con la stessa intensità».
L’ultimo commento è esemplificativo della forma di cancellazione di classe implicita: nega la bisessualità come identità stabile descrivendola come temporanea e di transizione verso le monosessualità. Questa strategia si manifesta non solo descrivendo la bisessualità come confusione ma anche come una fase o come una moda.
Delegittimazione
«[I]l bisessualismo è solo uno schermo usato dai gay e dalle lesbiche che non sono ancora riusciti ad accettarsi del tutto»
«[S]ono sempre bisessuali… mmm, che strano! Vicino tra il dico e non lo dico… mi piace quello però al momento opportuno cambio direzione… scusa ma credo che purtroppo col cazzo che hanno fatto coming out sono invece rimaste incastrate tra la porta tra un out e un non out!»
Nonostante la delegittimazione renda la bisessualità più visibile, anche questa è una strategia di cancellazione dato il suo effetto repressivo nell’espressione della bisessualità attraverso la rappresentazione negativa dell’attrazione per più di un genere.
Lo stigma manifestato nei commenti è quello della narrazione della bisessualità come un velo atto a «schermare» l’omosessualità. Il secondo commento fa specificatamente riferimento allo stereotipo che vuole le persone bisessuali come delle bandieruole che vanno dove tira il vento («al momento opportuno cambio direzione»). L’intento di questa strategia è quello di non riconoscere la bisessualità come una identità personale e politica: si parla delle persone bisessuali come «rimaste incastrate tra la porta tra un out e un non out» negando l’interezza di un coming out bisessuale.
Questo preconcetto è tutt’altro che un’esclusiva italiana: nel mondo anglofono questo può essere tradotto con il termine fence-sitters, che immagina le persone bisessuali come metaforicamente sedute sopra una staccionata. Lo steccato è una figura retorica incredibilmente appropriata per descrivere la rappresentazione della bisessualità all’interno della tattica di delegittimazione: viene designata come linea di demarcazione tra l’eterosessualità e l’omosessualità, rinnegandola a un non-luogo al contrario dei terreni monosessuali.
Un altro stigma particolarmente diffuso è quello della promiscuità e della non-monogamia: le persone bisessuali sono spesso caratterizzate come ingorde, insaziabili, traditrici, che non si sanno accontentare. Sebbene non ci sia nulla di male nell’essere promiscui e/o non-monogami (ed esserlo non dovrebbe comunque avere un’accezione negativa), presumere che le persone bisessuali debbano o siano più portate ad esserlo a causa del loro orientamento sessuale rimane un pensiero chiaramente bifobico.
Questo stereotipo si basa sul presupposto che le persone bisessuali per via del loro orientamento necessitino della presenza di “entrambi” i generi. Si tratta di uno standard arbitrario dato che una persona monosessuale ha il potenziale di essere attratta, ad esempio, sia da persone bionde che castane ma non per questo crediamo che necessitino di più di un partner.
Un accordo tra eterosessuali e omosessuali
Per via della provenienza dei commenti si potrebbe erroneamente dedurre che la cancellazione bisessuale sia praticata esclusivamente dalle persone omosessuali; in realtà queste strategie sono attuate anche da eterosessuali. Il “contratto epistemico” teorizzato da Yoshino mostra come vi siano degli interessi bilaterali tra gli orientamenti monosessuali nel frenare il potenziale politico e rivoluzionario dell’attrazione per più di un genere.
La bisessualità, infatti, sovverte la stabilità dell’orientamento sia eterosessuale che omosessuale e ha il potenziale di decentrare il ruolo del genere come unico fattore determinante dell’attrazione sulla quale si fondano le monosessualità. Gli orientamenti monosessuali hanno interesse a cancellare la bisessualità perché il riconoscimento dell’attrazione per più di un genere significa ammettere che l’attrazione per il proprio e quella per un altro genere non si escludono a vicenda e quindi non costituiscono rispettivamente prove di omosessualità e eterosessualità.
Gli eterosessuali hanno interesse nella stabilità del loro orientamento per via del privilegio sociale ad esso collegato. Da un punto di vista eterosessuale la visibilità omosessuale è indispensabile in quanto funge da contraltare atto ad esorcizzare la propria ansia della possibilità di un’attrazione verso il proprio genere. Al contrario, è invece l’invisibilità bisessuale ad essere indispensabile al mantenimento degli interessi eterosessuali.
La partecipazione degli omosessuali al “contratto epistemico” può sembrare strana in apparenza data la condizione di marginalità delle persone gay e lesbiche, specialmente da un punto di vista esterno alla comunità LGBT+.
Gli omosessuali hanno interesse nella stabilità del loro orientamento anche perché la visibilità bisessuale, rendendo impossibile dimostrare un’attrazione esclusiva per il proprio genere, problematizza la retorica “born this way”. Questa strategia, nata per difendersi dagli attacchi dei tradizionalisti, caratterizza l’omosessualità come un tratto innato facendo leva sul principio etico, egemonico nelle società occidentali, che vede la punizione di un individuo per fattori fuori dal suo controllo come un atto ingiusto.
Inoltre questa retorica non è di aiuto alle persone bisessuali: da un punto di vista monosessuale, anche se la bisessualità fosse innata, le persone bisessuali potrebbero comunque “scegliere” partner del genere «opposto» e quindi «scegliere» di essere (cancellati come) eterosessuali.